mercoledì 27 febbraio 2008

La fibra bussa, la casa non apre

Finalmente sembra che i cavalieri della fibra inizino a prendere coscienza di un grosso problema che nasce nel momento in cui la fibra diventi il mezzo principale di trasporto della banda larga fino alla porta di casa.

Anche da noi gli autorevoli sostenitori della fibra come unica infrastruttura possibile hanno un ottimo supporto, soprattutto perche' l'accesso aperto alla rete (magari in bitstream) renderebbe in linea di principio piu' facile (ma non immediata) una vera competizione basata sulla qualita' dei servizi e non solo sul numero di bit, di qualunque gusto siano, che arrivano al cliente. Mancava,pero', un bit a questa discussione, che non mi risulta sia stato aggiunto nelle discussioni di Quintarelli, ed e' stato finalmente esplicitamente menzionato durante la conferenza del FTTH Council in corso in questi giorni a Parigi.

La casa: cosa succede a questi tantissimi milioni di bit che bussano alla porta di casa arrivando dalla fibra e che poi vorrebbero tornarci in upstream ? Semplice: vengono maltrattati, scartati e sprecati dalle reti che in casa si possono trovare con le attuali tecnologie a disposizione degliutenti residenziali. Ogni rete wireless basata su Wi-Fi, sia essa 802.11 a, b, g o n e' un collo di bottiglia per un accesso di media capacita' su fibra. Ethernet a 100 Mbit/s puo' essere sicuramente una valida soluzione, ma il cablaggio in una casa (soprattutto italiana) con un cavo Cat5 o superiore e sicuramente una cosa difficile se non impossibile.

Negli USA le alternative utilizzate da operatori quali Verizon (con la loro rete FiOs) si basano sul fatto che le case usa sono cablate in coassiale in ogni stanza e quindi MoCa trova una facile applicazione.

E da noi cosa succederebbe ?Assolutamente nulla. Architetti che non hanno soluzioni pronte per bonificare gli appartamenti, costruttori di case che non riescono a dare valore ad un appartamento pre-cablato e clienti di operatori a larga banda che quando si fanno convincere a prendere dei pacchetti "triple-play" devono poi rinunciarci per i problemi di impiantistica.

Alternative possibili e poco invasive offerte da alcuni operatori sono le powerlines o le fibre plastiche. Soprattutto per le prime nutro una certa avversione, ma affrontero' il problema piu' avanti, mentre per la seconda opzione bisogna comunque superare qualche problema impiantistico.

Quindi quali sono i pericoli che possiamo correre se i "fibristi" riescono a convincere questi operatori brutti e cattivi che non vogliono buttare questo pugno di migliaia di milioni di euro per dare 100 Mbit/s ad ogni casa ? Molto probabilmente che poi pochi saprebbero cosa farne (siamo sicuri che il video da satellite non sarebbe la tecnologia sempre migliore per avere decine di canali TV magari in HD ?), e nel caso in cui si trovasse una valida applicazione si correrebbe il rischio di vedere questi bit sprecate da reti LAN assolutamente inadeguate.

Quindi forse facciamo un passo per volta. Cerchiamo di essere sicuri che il digital divide e' veramente superato. 20-30 Mbit/s (reali) downstream e un paio almeno upstream devono raggiungere il 99.9% delle case. Poi iniziamo a vedere cosa succede, aiutiamo i produttori di contenuti a sfruttare l'opportunita', alle comunita' di utenti a creare "ecosistemi" di reti e informazioni facilmente accessibili, aumentiamo la sensibilita' di architetti e costruttori perche' diano valore agli impianti audio/video/dati nelle case nuove e sicuramente faremmo un grosso passo nella direzione giusta.

A meno che chiedere "piu' fibra per tutti" sia un modo per ottenere almeno che qualcosa inizi a muoversi nella giusta direzione per superare il digital divide e l'accesso alla rete.

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